Se le vostre piante sono coltivate in pieno campo, esse possono tollerare anche 12 ore di esposizione diretta alla luce solare, e in ogni caso è consigliabile un luogo dove prendano almeno 3-4 ore di sole diretto al giorno.
Se coltivate in vaso invece quello dell’esposizione solare diventa un fattore molto più delicato in quanto, specie nei mesi estivi, un’eccessivo sole diretto può causare la cascola dei fiori o difficoltà nella crescita della pianta.
Per questo motivo è importante usare un vaso quanto più grande possibile per limitare la sofferenza al caldo della pianta e anche l’esposizione diretta ai raggi solari, limitandola a circa 4-5 ore, magari non nelle ore centrali della giornata.
Le infestazioni di afidi sono molto comuni, specie nei primi stati di crescita della pianta o nelle coltivazioni in vaso.
Sono dei piccoli insetti che si nutrono della linfa vitale della pianta, per questo motivo vengono anche definiti pidocchi delle piante.
Se l’infestazione non è eccessiva il nostro primo consiglio è di trattare le piante con il piretro, un estratto naturale consentito in agricoltura biologica facilmente reperibile in qualsiasi vivaio o consorzio agrario.
Il piretro viene venduto puro, da diluire, o in soluzioni già pronte che non necessitano di diluizione. Il piretro è fotosensibile (perde di efficacia con la luce solare), va quindi usato nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio, e agisce per contatto, uccide cioè solo gli afidi con cui entra in contatto.
Per questa ragione è importante effettuare lavaggi molto abbondanti e accurati avendo cura di spruzzate anche le pagine inferiori di tutte le foglie e i rami assicurandosi che ogni parte della pianta venga irrorata bene. Ripetete il trattamento dopo 24h e poi 48h anche se all’apparenza tutti gli afidi sono stati debellati.
Se con il piretro non siete riusciti a eliminare l’infestazione, o se essa ha da subito mostrato caratteri gravi, il consiglio è di affidarvi a un insetticida sistemico.
Gli insetticidi sistemici, al contrario del piretro che non entra mai nel ciclo vitale della pianta, vengono assorbiti dalla pianta per via radicale o fogliare, uccidendo gli afidi nel momento in cui si nutrono della linfa della pianta. Questo comporta sempre dei tempi di carenza nei quali non si possono consumare i frutti della pianta.
In commercio esistono moltissimi prodotti sistemici in commercio anche con principi attivi diversi (acetamiprid, imidacloprid etc etc), vi raccomandiamo dunque di attenervi alle dosi e ai tempi consigliati nell’etichetta del prodotto che acquisterete.
Generalmente con i prodotti sistemici è sufficienti un solo trattamento.
L’annaffiatura è un fattore molto variabile, in quanto dipende da molti fattori quali substrato temperatura etc etc.
È buona norma non fare mai mancare l’acqua alla pianta assicurandosi che essa non sia mai però troppo bagnata (specialmente nei primi stadi di sviluppo), in quanto un eccesso di acqua potrebbe causare marciume radicale e funghi.
La concimazione del peperoncino non è indispensabile ma caldamente consigliata.
Anche i terricci o terreni più ricchi esauriscono nel giro di poche settimane le sostanze nutritive di cui la pianta ha bisogno, rendendo cosi necessaria un integrazione con il concime.
In commercio esistono migliaia di prodotti, tutti potenzialmente validi.
La prima scelta da fare è tra quelli biologici e non, quindi decidere la formulazione (liquido, idrosolubile, granulare, fogliare etc etc).
A prescindere dal tipo di concime è indispensabile attenersi a dosi e modi di utilizzo riportati in etichetta. La soluzione più pratica, che vi consigliamo, è l’utilizzo di un concime bilanciato con npk e microelementi.
Il primo parametro che bisogna curare nella scelta del terriccio è la sua acidità, un terriccio ideale per la coltivazione del peperoncino deve aggirarsi intorno al ph 5.5/6.
Un ottima scelta ricade sui substrati professionali, che sono un mix di torbe di vario tipo e terricci appositamente preparati per l’ortovivaismo.
Anche un comune terriccio universale può essere utilizzato, anche se non è la miglior scelta possibile, avendo cura di rimuovere i pezzi di torba più grossolani. Anche terricci troppo fini o pesanti vanno comunque evitati, per evitare difficoltà nella propagazione dell’apparato radicale.
Il peperoncino è una pianta che alle giuste condizioni supera i 2mt di altezza, va da se quindi che abbia bisogno di quanto più spazio e terra possibile.
Anche mastelli dalle dimensioni considerevoli sono suggeriti, ma nel caso disponiate di spazi limitati il consiglio è di non optare mai per vasi con un diametro minore di 24cm.
I semi di peperoncino germinano con una temperatura minima di circa 14° e un massimo di 30°, più è bassa la temperatura di germinazione più di allungano i tempi della stessa.
I risultati migliori si ottengono a una temperatura costante di 28°.
Il cosiddetto “olio piccante” o “olio santo” è una delle preparazioni casalinghe più diffuse, ma essendo una conserva a rischio botulino è meglio utilizzare alcuni accorgimenti. Per scongiurare completamente la possibile formazione della tossina botulinica è sufficiente utilizzare un peperoncino completamente secco assicurandosi la totale assenza di acqua durante la preparazione. Basta infatti mettere in infusione a freddo i peperoncini secchi (interi o in polvere) con l’olio e lasciare riposare per qualche settimana prima dell’utilizzo.
L’ideale per l’essiccazione del peperoncino è dotarsi di un essiccatore elettrico, in grado di essiccare i peperoncini nel giro di poche ore. Soprattutto per essiccare i peperoncini c. chinense l’assiccatore risulta quasi indispensabili, poiché dato l’alto contenuto di acqua di questi peperoncini è molto probabile l’insorgenza di muffe durante il processo di essiccazione. Per facilitare e velocizzare questo processo consigliamo inoltre di tagliare i peperoncini in due parti.
In mancanza di un essiccatore elettrico è possibile utilizzare un forno ventilato a 40/50°.